La multifunzionalità del castagno

autori:

Prof. Elvio Bellini: Presidente del Centro di Studio e Documentazione sul Castagno - Marradi (Fi).
Dr. Luigi Vezzalini: Coordinatore tecnico dell'Associazione Nazionale Citta del Castagno - Castelnuovo Garfagnana (Lu).

CENNI STORICI

Il castagno europeo (Castanea sativa Miller) e diffuso in tutto il territorio nazionale (fig. 1) e per secoli ha ricoperto un importante ruolo produttivo e ambientale nel tessuto sociale. Da sempre ha avuto un ruolo dominante nei rapporti uomo/foresta. La strada percorsa nella sua evoluzione e antica e attuale: ha fornito frutti eduli e legname per attrezzi, infissi, mobili, edilizia, contenitori, palafitte, natanti, ecc. (fig. 2).

Gli antichi Romani diedero un contributo decisivo alla diffusione della castanicoltura in tutta l'Europa centro-meridionale, impiantando castagneti da frutto e boschi cedui per paleria non solo in Italia (fig. 3), ma anche in Spagna, Portogallo, Francia, Svizzera, Germania e altrove. Nei primi secoli del Medioevo, furono principalmente gli ordini monastici (fig. 4) a preservare e diffondere la coltivazione del castagno, considerato albero fruttifero portante per eccellenza. Anche il re longobardo Rotari e l’’imperatore Carlo Magno si occuparono di questa specie arborea.

Nel nostro Paese, in seguito alle ricorrenti crisi demografiche, alle carestie e alla scelta alimentare cerealicola, l’areale del castagno, fra l’XI ed il XV secolo, si sviluppo notevolmente in Piemonte, Liguria, Toscana (fig. 5), Campania e Calabria, mentre occupo buone posizioni anche in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Umbria e Lazio.

Durante tutto l’Ottocento buona parte dei contadini e dei montanari dipendeva, per la propria sopravvivenza, dalle castagne fresche, secche o sfarinate. I castagneti erano generalmente ben coltivati e ripuliti per favorire la produzione di frutti, mentre si andavano selezionando meglio le varieta in relazione alle condizioni vocazionali (fig. 6), nonche le varieta da farina rispetto a quelle da consumo fresco (per esempio i ‘marroni’).

La grande vitalita della specie, il bisogno alimentare delle popolazioni e l’indotto economico della produzione di frutti e legname consentirono al castagno di raggiungere il ruolo determinante di pianta di sopravvivenza: alla meta del XIX secolo si registro il massimo storico della produzione di frutti in Italia, con oltre 10 milioni di quintali (fig. 7).

Nella prima meta del Novecento il castagno ha rappresentato un valore aggiunto, tanto che la stima di un’azienda agricola di montagna veniva spesso calcolata proprio in base all’ampiezza, efficienza e produttivita del castagneto da frutto. In quei decenni il commercio dei frutti e del legname rappresentava circa il 20% della produzione forestale vendibile. L’industria del tannino e quella molitoria,hanno costituito un indotto formidabile per l’economia montana del tempo (fig. 8).

Durante gli anni Cinquanta e Sessanta e iniziata in Italia una rilevante fase di industrializzazione e di intenso movimento di grandi masse umane, dal Sud al Nord e dalle zone montane alle grandi citta. Conseguentemente, prima la montagna e poi la collina si sono spopolate, anche a causa delle grandi innovazioni di processo e di prodotto che hanno consentito all’agricoltura di ridurre la manodopera aumentando, nel contempo, la produzione.

Nella progressiva diminuzione della presenza umana sul territorio, il castagno ha rappresentato spesso un’ancora di salvezza per i montanari piu tenaci, che vi si sono aggrappati per restare in montagna, da dove, invece, i giovani iniziavano progressivamente a scendere verso le citta. Con l’abbandono delle aree montane, si e verificata anche la perdita di parte dell’identita culturale, dei valori tipici e dello stile di vita sobrio dei montanari; tutto cio, in special modo durante gli anni Sessanta, si e ripercosso pesantemente sulla castanicoltura (fig. 9).

Gli anni Ottanta hanno rappresentato una fase di stagnazione che ha messo fine pero al ‘lungo inverno’ e preparato il lento ‘risveglio’ del castagno.

In questo periodo le citta sono diventate sempre piu caotiche, mentre si e sviluppata una crescente attenzione ai valori della persona e dell’ambiente; si e iniziato a ricercare una diversa qualita della vita, un nuovo rapporto con la natura e si sono rivalutati gli usi e le tradizioni della montagna. In questo contesto e cresciuto anche l’interesse per le aree castanicole (fig. 10).

Durante gli anni Novanta si e assistito a una riscoperta e rivalutazione del Castagno, deifrutti e del legname, nonche della storia e civilta del ‘grande albero’, e anche la produzione frutticola mostra i primi significativi sintomi di ripresa. L’inizio del terzo millennio e pero caratterizzato dall’arrivo in Europa della cosiddetta vespa cinese (Dryocosmus kuriphilus Yasumatsu), un insetto che sta gia provocando una nuova grave crisi del settore castanicolo (fig. 11).

Nonostante le difficolta che periodicamente colpiscono questo albero e lo stato di abbandono di numerosi castagneti, rimangono ancora molte potenzialita che il castagno puo esprimere in campo ambientale, sociale e produttivo, con particolare attenzione ai prodotti di qualita e di nicchia (fig. 12). Ma Il rilancio e la valorizzazione della castanicoltura italiana non puo prescindere dal recupero e dall’aumento di competitivita del castagno europeo (Castanea sativa) nei confronti delle altre produzioni mondiali.

UN AMPIO VENTAGLIO DI FUNZIONI

La presenza del castagno in gran parte dei territori collinari e montani di tutta la dorsale appenninica e dell’arco prealpino, le numerose ‘sagre delle castagne’ e dei prodotti derivati, le varie forme di utilizzazione del legno e la presenza diffusa di castagni secolari (fig. 13) e di musei dedicati, testimoniano una multifunzionalita di questa pianta che puo essere considerata un valore strategico per lo sviluppo di territori a rischio di marginalita. Tenuto conto del forte legame tra il castagno e l’identita territoriale, la valorizzazione delle produzioni non puo prescindere dal considerare i diversi aspetti di questa multifunzionalita, e una efficace azione di marketing territoriale deve partire da questa base.

Funzioni produttive

  • Castagneti da frutto (frutti pregiati per consumo fresco, frutti per la trasformazione) (fig. 14a)
  • Castagneti da legno (assortimenti di legname da lavoro, per paleria, per biomasse) (fig. 14b)
  • Tutti i castagneti (da frutto, da legno, selve castanili): miele e prodotti del sottobosco, in particolare funghi.

Funzioni protettive

Tutti i castagneti sono in grado di contrastare fortemente il degrado del suolo e il dissesto idrogeologico sia direttamente, attraverso un robustissimo apparato radicale, che indirettamente, grazie a un sottobosco rigoglioso di tipo erbaceo e arbustivo (fig. 15).

Funzioni naturalistiche

Il castagneto, benche coltivato, mantiene numerosi elementi di naturalita e biodiversita (sia vegetale che animale) e rappresenta un grande patrimonio ambientale (fig. 16).

Funzioni paesaggistiche

La presenza di castagni e/o castagneti caratterizza fortemente il paesaggio attribuendogli valori estetici importanti. La grande varieta di paesaggi del castagno puo rappresentare per l’Italia una importante risorsa anche per il turismo (fig. 17).

Funzioni ricreative

I castagneti, in particolare quelli coltivati ad alto fusto, oltre alle funzioni produttive e protettive del suolo, possono diventare un ambiente ottimale per attivita ricreative quali passeggiate, giochi all’aperto, attivita culturali (fotografia, pittura, eventi, ecc.), relax (fig. 18).

Funzioni didattiche

Il castagneto, organizzato con percorsi di osservazione ambientale e/o con il supporto di guide naturalistiche, puo diventare una vera e propria aula didattica all’aperto nella quale si possono svolgere attivita rivolte ai giovani (scuole) e agli adulti (fig. 19).

LA VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO

Dimensione ambientale, dimensione culturale e dimensione sociale, costituiscono il complesso delle risorse turistiche, elemento centrale di attrazione del territorio e fondamentale per invogliare il turista/consumatore a raggiungere il luogo. A queste si affianca sempre piu il complesso delle risorse commerciali, siano esse di natura agroalimentare o artigianale, espressione fondamentale delle tipicita del luogo. Valorizzazione del territorio significa quindi agire su queste componenti, valorizzandole e creando tra loro una profonda sinergia.

Il turismo viene potenziato dal commercio, il quale contribuisce a creare esperienze di acquisto e di consumo. Tale contesto non puo che essere tenuto in debito conto laddove si intenda delineare approcci di marketing atti a valorizzare l’offerta territoriale.

I nuovi approcci del marketing dei prodotti tipici spostano infatti l’attenzione dal concetto di prodotto considerato alla stregua di un elemento fisico da acquistare e consumare, a quello di prodotto-servizio inserito in un determinato scenario evocativo (che puo essere un luogo carico di storia ed arte o il luogo di produzione e/o di consumo) dove il cliente vive esperienze e interiorizza emotivamente eventi che si fissano nella memoria e che saranno sicuramente comunicati in termini positivi (fig. 20).

Le politiche di vendita dei prodotti si basano sempre piu su approcci che mirano a richiamare clienti nei luoghi dove l’offerta di esperienze si innesta con l’atmosfera, la cultura, la storia, le condizioni climatiche dei territori in cui le produzioni tipiche hanno origine.

Appare evidente il ruolo del territorio di origine dei prodotti, che deve si costituire il contenitore ideale delle produzioni di eccellenza ma, soprattutto, rappresentare lo scenario nel quale il cliente puo vivere esperienze legate al prodotto (consumo consapevole, apprezzamento del gusto, pratica nella produzione dello stesso, ecc.) intese come una crescita del proprio sapere personale (fig. 21).

Il consumatore al quale ci si rivolge e quello individuabile sia nel turismo di massa, dove l’elemento economico prevale sull’aspetto emotivo esperienziale, sia quello segmentato e in parte gia competente e consapevole dei valori trasmessi da determinati prodotti, che quasi cerca quindi il completamento della propria conoscenza attraverso il contatto diretto con i luoghi di produzione.

Anche le politiche di comunicazione, coerentemente con la visione strategica di marketing delineata, devono spostare l‘accento dall’esigenza di costruire o valorizzare l’identita di una marca di gruppi di produttori all’opportunita di costruire o valorizzare la marca dei territori in cui vengono prodotte e offerte le tipicita locali nel contesto dell’offerta di prodotti-esperienze o di prodottitrasformazione ( fig. 22).

Gli obiettivi che ci si pone sono mirati al recupero della multifunzionalita del castagneto da frutto, intesa come somma di potenzialita produttive, protettive, naturalistiche, paesaggistiche, turistico-ricreative e, non ultime, didattiche. La valorizzazione delle selve castanili, oltre a ripristinare le potenzialita produttive legate al frutto e al legname, deve essere mirata a riqualificare e tutelare i segni della cultura, delle testimonianze delle tradizioni locali, delle componenti naturali e degli elementi antropici caratterizzanti (fig. 23).

La valorizzazione dei territori, che si identificano attraverso il castagno, non puo essere disgiunta dalla valorizzazione delle produzioni, in particolare quelle dei frutti e derivati. La castagna ha ancora un alto valore ‘evocativo’ che puo diventare un volano anche per la sua valorizzazione, se opportunamente collegato agli aspetti nutrizionali e salutistici di questo alimento.

NUTRACEUTICA DEL FRUTTO

Le analisi chimiche compiute su diversi campioni di ecotipi del Marrone del Mugello IGP (CCIAA, Firenze) hanno evidenziato che questi frutti sono nutrienti e digeribili. 100 grammi di marroni freschi apportano mediamente 180 Kcal: questo valore energetico e elevato se si pensa alla frutta fresca, ma e comunque molto inferiore rispetto alle calorie apportate da 100 g di noci, nocciole, mandorle o altra frutta secca (circa 600 Kcal). Inoltre, sempre a differenza della frutta secca, l’energia che i marroni forniscono e di pronto utilizzo. L’elevato tenore di carboidrati complessi li rende infatti piu simili al frumento (pane, pasta) e al riso: percio erano definiti nel passato .il pane dei poveri. ed oggi .il cereale che cresce sugli alberi.. La digeribilita e data quindi dall’amido, che costituisce circa il 60% del prodotto secco ed e la fonte energetica principale (fig. 24).

Il marrone e costituito dal 50% di acqua e da un buon tenore di zuccheri semplici (circa l’8%, il doppio rispetto agli zuccheri della pasta). Rilevante anche l’apporto di fibra, fondamentale per una sana e attenta alimentazione. Come ulteriore pregio nutrizionale, il marrone presenta un basso contenuto di grassi: fra questi, pochi sono i ‘cattivi’ (grassi saturi) e molti i ‘buoni’ (grassi insaturi = omega 3 e omega 6, per la prevenzione delle malattie cardiovascolari) (fig. 25).

Diversi i sali minerali: molto elevato il contenuto di potassio (piu del 10% RDA, dose giornaliera raccomandata) e anche, nell’ordine, di magnesio, calcio, ferro e fosforo (fig. 26).

La presenza di componenti bioattivi o fitochimici migliora il quadro di un prodotto che, indubbiamente, e in grado di completare e arricchire la dieta del consumatore.

Inoltre, poiche nelle castagne e assente il glutine, le farine che si ottengono macinando il prodotto essiccato offrono un’interessante alternativa per la dieta dei celiaci .

Castagne e marroni sono prodotti eccellenti dal punto di vista organolettico, e, se contestualmente teniamo conto anche della salubrita e qualita della produzione, possiamo considerarli un potenziale importante protagonista della tavola. Qualita, salubrita, gusto e tradizione rappresentano gli indicatori propri e prevalenti della Castanea sativa e quindi della produzione made in Italy.

Tale pregevole prerogativa va valorizzata, fatta conoscere e apprezzare dal consumatore, al fine di attuare una chiara politica che punti alla differenziazione di un prodotto che si sta sempre piu indirizzando verso la massificazione della produzione; fatto questo che indubbiamente privilegia le produzioni di minore qualita, prime fra tutte quelle di origine asiatica (fig. 27).

MARCHI DI TUTELA

I marchi di tutela rappresentano strumenti di garanzia per i consumatori e per i produttori. Attualmente in Italia sono certificati come prodotti DOP e IGP 6 castagne, 6 marroni e 2 prodotti derivati (farine) e ci sono in itinere numerose altre richieste di riconoscimento (fig. 28).

Marchi IGP e DOP italiani sul Castagno riconosciuti dalla Comunità Europea (Banca dati MiPAAF)

Castagna di Montella IGP – Reg. 1996 Campania

Marrone di Castel del Rio IGP – Reg. 1996 Emilia - Romagna

Marrone del Mugello IGP – Reg. 1996 Toscana

Castagna del Monte Amiata IGP – Reg. 2000 Toscana

Marrone di San Zeno DOP–Reg. 2003 Veneto

Farina di Neccio della Garfagnana DOP–Reg. 2004 Toscana

Castagna di Cuneo IGP – Reg. 2007 Piemonte

Marrone di Roccadaspide IGP – Reg. 2008 Campania

Castagna di Vallerano DOP–Reg. 2009 Lazio

Marroni del Monfenera IGP – Reg. 2009 Veneto

Marrone di Combai IGP – Reg. 2009 Veneto

Marrone di Caprese Michelangelo DOP–Reg. 2009 Toscana

Marrone della Valle di Susa IGP – Pub. 2010 Piemonte

Farina di castagne della Lunigiana DOP–Pub. 2010 Toscana

Un marchio identificativo del Made in Italy

Espressione di piu aree territoriali del Paese, la castagna, fortemente legata al proprio territorio di produzione e, quindi, alle tradizioni e alla gastronomia, ha tutte le caratteristiche per poter essere esitata a livello nazionale e internazionale con un unico marchio identificabile, ad esempio in .CastagnItalia.. L’obiettivo strategico e la veicolazione di un’immagine unica della castagna quale prodotto rappresentativo dell’Italia dal Nord al Mezzogiorno, pur mantenendo per ogni realta locale l’identificazione con il proprio marchio di qualita, e di far conoscere, anche attraverso il prodotto certificato, le peculiarita del territorio di provenienza.

MARKETING TERRITORIALE

Il ‘marketing territoriale’ si pone come obiettivo primario l’analisi, la comprensione e la valorizzazione di un sistema economico-sociale e produttivo locale e individua le strategie di sviluppo piu consone. Nell’era della globalizzazione ha lo scopo di formulare una strategia che accentua l’attenzione sulle tipicita di un territorio e sulle sue valenze (fig. 29).

Riferito al castagno il marketing territoriale riguardera un macrosistema nazionale all’interno del quale si sviluppano tanti sistemi locali.

Aspetti da considerare nella progettazione

Punti di forza

  • la castagna rientra tra le produzioni tipiche del nostro Paese
  • e apprezzata per sapore e genuinita, e molto richiesta sul mercato del fresco
  • e un prodotto gastronomico che rientra tra i prodotti tipici locali (fig. 30)
  • stretto legame e forte vissuto con valori culturali tradizionali e funzioni paesaggistiche ed ecologiche
  • crescente diversificazione nella trasformazione industriale dei prodotti a base di castagne.

Punti di debolezza

  • frazionamento del mercato, con elevato numero di intermediari fra produttori e consumatori
  • eccessiva frammentazione della proprieta e riduzione delle aziende castanicole
  • ubicazione di molti castagneti in luoghi particolarmente difficili
  • mutate abitudini alimentari del consumatore che preferisce altri alimenti
  • aumento progressivo del costo della manodopera, con innalzamento delle spese di raccolta edi trasporto
  • reddito sempre piu basso dei castagneti semi-abbandonati, nei quali vengono, in alcuni casi, trascurati anche gli interventi colturali necessari alla conservazione del suolo e al miglioramento qualitativo delle produzioni
  • scarsa propensione dei castanicoltori all’associazionismo e all’utilizzo dei marchi di qualita
  • difficolta nel ricambio generazionale, con ripercussioni nel trasferimento delle conoscenze tecniche acquisite e nell’adozione delle innovazioni
  • progressivo calo di interesse per la ricerca scientifica, la cultura e le tradizioni legate alcastagno.

Opportunita

  • essendo quella della castagna una produzione tipica locale e da considerarsi un fenomeno sostenibile, destinato a crescere anche come opportunita di sviluppo per le aree territoriali nelle quali insiste
  • messa a punto di strategie centrate sull’attrazione del cliente che consentano di portare il cliente stesso a consumare nel luogo di produzione
  • essendo una produzione di nicchia puo portare all’offerta di servizi di degustazione ed esperienze di visita fortemente differenziati e difficilmente massificabili
  • costante e crescente attenzione nell’ambito di interventi di Sviluppo Locale (per esempio i GAL).

Minacce

  • crescente peso delle produzioni estere qualitativamente inferiori, con conseguente massificazione delle produzioni
  • sostituzione delle cultivar ed ecotipi locali con cultivar di provenienza principalmente asiatica
  • produzioni e superfici investite minacciate dalla presenza di Dryocosmus kuriphilus
  • come tutti i prodotti tipici rischia di diventare solo un fenomeno di moda.

Azioni da attuare

Le azioni da porre in essere dovranno, pertanto, puntare al rafforzamento e al consolidamento degli elementi positivi illustrati, contrastando i punti di debolezza e le minacce che possono impedire al settore il posizionamento che gli compete all’interno dello scenario agroalimentare italiano.

Il progetto di marketing territoriale, all’interno del .Piano nazionale del settore castanicolo, dovra essere articolato su due diversi livelli:

  • uno di carattere generale (nazionale) nel quale gli ‘attori’ svilupperanno le azioni di coordinamento, le linee guida e di indirizzo e attiveranno contatti e strumenti di comunicazione di valenza nazionale e internazionale (per esempio un portale web sul castagno, accessi a reti radiotelevisive nazionali, produzione di materiali turistici e didattici sul castagno in Italia, istituzione di un salone nazionale del castagno)
  • uno di carattere locale che si articolera in sottolivelli regionali e zonali fortemente caratterizzati dal castagno.

Elemento non secondario, nello scenario di valorizzazione territoriale dovrebbe essere contemplata e sempre piu sfruttata la sinergia (integrazione ‘verticale’) tra produttori e sistema dell’accoglienza locale. In particolar modo la multifunzionalita in agricoltura, che vede quale principale espressione anche la rete degli agriturismi, dovrebbe essere il volano per la proposta di menu a base di marroni e castagne, concorrendo in questo modo ad integrare le forme di offerta in precedenza espresse e dando il giusto risalto e valorizzazione al prodotto (fig. 31).

Tenendo conto delle linee guida nazionali, ogni realta locale sviluppera progetti propri che dovranno pero essere collegati in rete tra loro e con i livelli superiori.

Per quanto riguarda il marketing che si occupa piu direttamente delle produzioni vanno richiamati e incentivati i produttori e i confezionatori affinche marchino meglio il loro prodotto. In tal senso le piccole confezioni (da 2, 2,5, 3 e 5 chilogrammi) in rete plasticata sono quelle piu gradite dai consumatori, unitamente alla piccole confezioni in juta.

Vanno chiaramente identificati in etichetta la tipologia e la provenienza del prodotto quale primo passo verso una chiara politica di rintracciabilita. Tale rintracciabilita appare evidente per quelle produzioni che si fregiano di riconoscimenti comunitari, mentre va incentivato anche il ricorso a forme volontarie facenti riferimento a precise norme UNI. L’apposizione di un logotipo Made in Italy appare comunque l’elemento minimo imprescindibile di questa politica di intervento.

Aggiungere alle confezioni ricette culinarie e modalita di impiego, in gran parte oggi dimenticate. Incentivare la chiusura della filiera a livello locale agendo sul fattore ‘profondita di gamma’ delle produzioni che annoverano la castagna quale componente caratterizzante il territorio (fig. 32).

Sintesi delle azioni di marketing da sviluppare

A livello nazionale

A livello nazionale si fissano obiettivi ampi, di carattere generale, partendo dal miglioramento delle selve castanili da frutto e puntando:

· all’aumento quantitativo e qualitativo della produzione italiana

· alla valorizzazione del prodotto italiano di qualita

· alla valorizzazione degli aspetti paesaggistici e turistici del castagno

· allo sviluppo di attivita economiche collegate al settore castagno individuando le azioni da attuare (fig. 33).

Tra le azioni individuate emergono come prioritarie:

  • Sostegni all’aumento delle produzioni, al recupero e al miglioramento dei castagneti
  • per il frutto, considerato che siamo anche importatori dall’estero, un obiettivo auspicabile e l’aumento delle superfici coltivate del 10% e l’aumento della produzione del 10-15% entro i prossimi 5 anni
  • per il legno (paleria, legname da lavoro e utilizzo dei materiali di minor pregio e di scarto per produzione energetica da biomassa), il recupero e il miglioramento di circa il 10% con la prospettiva di ulteriori recuperi negli anni successivi (fig. 34)
  • Informazione e divulgazione diretta e incentivazione della messa in rete volte a far conoscere i prodotti italiani di qualita e i marchi di tutela e garanzia; salone nazionale del castagno
  • Sostegno e incentivazione delle iniziative culturali e didattiche che riguardano il castagno
  • Linee guida, per aumentare il ruolo ambientale dei castagneti (in particolare quelli di proprieta pubblica e di uso pubblico) nella protezione del suolo, nel contenimento del dissesto idrogeologico, nella salvaguardia della biodiversita.

A livello locale

A livello locale si devono individuare le strategie e le azioni specifiche, coerenti con gli indirizzi e le azioni generali che possono valorizzare concretamente il Castagno e tutte le attivita collegate.

Le pubbliche amministrazioni avranno il compito di coinvolgere i castanicoltori, gli operatori interessati alle attivita collegate e i cittadini; dovranno trasferire e sviluppare a livello locale gli obiettivi generali, sostenere le azioni di recupero e di sviluppo della castanicoltura, incentivare e sostenere le attivita di filiera:

  • Attraverso gli strumenti della pianificazione locale si individueranno i castagneti da conservare e valorizzare in base alle loro caratteristiche fisiche, ambientali, produttive e gestionali
  • Valutazione delle risorse umane disponibili e/o potenzialmente interessate
  • Predisposizione, previa analisi di mercato, di progetti nei settori della produzione, trasformazione, commercializzazione, accoglienza turistica anche attingendo a fonti di finanziamento regionale, nazionale e comunitario
  • Formazione professionale, sostegno allo sviluppo di forme associative, sostegno alla nascita di nuove imprese e alla innovazione tecnologica
  • Promozione turistica del territorio realizzando e/o valorizzando:
    • Musei ed Ecomusei del Castagno (attualmente sono diffusi soprattutto nelle regioni del Centro- Nord)
    • Parchi ricreativi con presenza di castagni monumentali, itinerari naturalistici e didattici nei castagneti
    • Sagre e manifestazioni gastronomiche dedicate al castagno
    • Guide turistiche e gastronomiche locali, utilizzando sia i mezzi tradizionali che quelli piu innovativi.
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